“…Originario di Napoli, città che definisce quasi perfetta, ha girato le cucine di grandi chef stellati… Cerca di accontentare tutti, servendo piatti della tradizione mediterranea rivisti con il suo personale tocco.
Cosa ci fa uno chef napoletano a Milano?
Mi piace Milano, è una città in cui si vive bene. È un giusto compromesso per rimanere in Italia, non ha il mare ma mi accontento, ha altro.
La tua cucina ha radici mediterranee e napoletane, viene servita a Milano, in una zona molto turistica. Come si accontentano i gusti di tutti?
Turbigo è un’attività commerciale, non mi spaventa dirlo, di conseguenza la cosa più importante è far capire al cliente che qui si mangia bene. Ci siamo dovuti adattare al resto della zona, però senza compromettere la qualità.
Ecco, come si compete con gli altri locali della zona? I Navigli sono la seconda località turistica della città e ci sono moltissimi ristoranti e in alcuni si può cenare a prezzi bassi…
Beh, non su questo lato del Naviglio, mi spiego: se ti servono un controfiletto a 16 euro, ma poi i contorni li devi pagare a parte, il piatto alla fine ti costa 25. Questo è quello che fanno i locali tradizionali e non solo a Milano. La cucina moderna, come la nostra, ti serve invece un piatto completo.
Com’è la tua giornata tipo?
Mi sveglio alle 7.30, alle 8 vado in palestra per un’ora, poi vengo qui in bici e comincio a lavorare. Il pomeriggio se c’è da fare rimango in cucina, altrimenti, visto che sono un grande amante di telefilm, mi guardo qualche puntata.
Che serie televisive guardi?
Sto guardando House of Cards e Suits, ho appena finito Arrow.
Passione anche per il cinema?
Assolutamente e ho anche studiato teatro.
Quindi se non avessi intrapreso la carriera dello chef, lavoreresti nel mondo del cinema?
In realtà ho fatto un corso di laboratorio teatrale che mi ha preparato a spettacoli di strada. Il teatro, come la cucina, ha un riscontro immediato. È più passionale del cinema, certo alle spalle ci sono tanta preparazione e studio, ma devi anche essere in grado di rimediare sul momento agli errori.
Tornando a parlare di qualità, la tendenza degli ultimi anni di un certo tipo di ristoranti è stata abbassare i prezzi mantenendo la qualità. Una scelta che deriva dalla crisi: pensi sia una strada da seguire anche se la situazione migliorasse?
È il modo giusto di essere oggi, soprattutto per ristoranti come Turbigo. Noi offriamo un’altissima qualità in termini di materia prima in un locale che ha un servizio quasi alla mano.
Oggi gli chef devono essere anche manager: io ho imparato a esserlo quando sono stato chiamato come Sous Chef per l’apertura dell’Armani Hotel, dove sono passato dall’avere due persone sotto di me a 25.
La cucina italiana è la migliore del mondo?
No. Mi spiego meglio, è tra le più buone nel mondo perché è saporita, ha carattere. A me però piace molto la cucina cinese e quella asiatica in generale, che è altrettanto saporita.
Intervista completa:
http://www.clubmilano.net/2015/01/raffaele-lenzi-intervista/
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